IO, LAVORO – La storia di Arturo, Cap.25

Due anni di lavoro. Due anni di Excel, riunioni infinite e caffè salvavita. Guardando indietro, mi rendo conto di quante cose siano cambiate da quel primo giorno in ufficio… e di quante siano rimaste sorprendentemente uguali.

Oggi Cinzia mi ha fatto ricordare che festeggio i due anni di lavoro in questa azienda..

Due anni..per il momento storico che sta vivendo il mondo del lavoro è come parlare di un’eternità, soprattutto se non si è pupilli del capo, per cui ogni cosa, anche sbagliata, va bene…

Mi rivedo all’inizio: camicia perfettamente stirata, scarpe lucidate e il sorriso teso di chi cerca di sembrare sicuro di sé. Non avevo idea di dove sedermi, quale tazza del caffè fosse “territorio neutrale” e, soprattutto, chi fosse davvero il capo.

Oggi la camicia è solo un lontano ricordo – le felpe hanno preso il sopravvento – e ho capito che a nessuno interessa davvero che scarpe indossi, finché porti a termine il lavoro.

All’inizio prendevo appunti su tutto, convinto che ogni riunione fosse un momento cruciale. Oggi so che il 50% di quello che si dice in call viene dimenticato prima ancora che la riunione finisca. Ma continuo a prendere appunti… solo con meno paranoia.


E poi c’è stato il primo errore. Quello che ti fa sudare freddo. Una mail inviata con un allegato sbagliato a tutta l’azienda. Ho seriamente pensato di cambiare identità e trasferirmi in un posto senza Wi-Fi. Ma ho scoperto che tutti sbagliano, anche quelli che sembrano infallibili. 

La vera abilità? Saper rimediare in fretta e soprattutto andare avanti rispettando principalmente noi stessi, perchè ogni tanto è corretto dire la propria opinione e portarla avanti, nonostante l’ambiente lavorativo non sia favorevole.

Ci sono stati momenti in cui ho pensato di mollare: colleghi che se ne andavano per offerte migliori, scadenze impossibili, capi che sembravano non accorgersi di nulla. Ma poi ho realizzato che, tra un nuovo file e una pranzo solitario per riflettere su cosa stessi facendo, stavo imparando davvero.

Crescendo, anche senza rendermene conto.

Due anni dopo, non sono più lo stesso Arturo che varcava la porta con il terrore di sbagliare. Sono più sicuro, più scafato e ho persino trovato la mia tazza ufficiale.

Non so se resterò qui per sempre, ma una cosa è certa: qualsiasi cosa verrà dopo, sarà merito di quello che ho vissuto in questi anni.

E ora, basta sentimentalismi. C’è un file Excel che aspetta. O almeno, che aspetta di essere fissato mentre bevo un bicchiere di spumante che Cinzia mi ha portato come sorpresa, gridando “ Tanti Auguri Artù!

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