IO LAVORO, La storia di Arturo Cap. 15

Capitolo 15 – “Acido lattico”

Sono sempre stato un tipo sportivo. Da piccolo giocavo a pallavolo e, ovviamente, ho sempre giocato a calcio con gli amici, per giardini e cortili di tutta la città. L’idea di stare fermo mi è sempre sembrata un’inutile perdita di tempo. Ma crescendo il corpo ha cominciato a dirmi cose che non vorrei sentire. E lo dice a gran voce con un suo alleato: l’acido lattico!

Ho deciso di unirmi a una partita di calcetto organizzata dai colleghi. “Tanto, che sarà mai?” pensavo. Un po’ di corsa, qualche scivolata sul terreno sintetico, e poi una birra con i ragazzi. Un piano perfetto per una serata di sano sport e divertimento.


La mattina successiva, però, mi sveglio con un dolore diffuso che sembra provenire direttamente dal medioevo. Ogni muscolo del mio corpo grida vendetta, e scendere dal letto diventa una prova di coraggio degna dei migliori eroi epici. Mi alzo a fatica, con l’andatura di un pinguino stanco, e mi trascino fino al bagno. Lavarmi i denti? Un’impresa titanica. Il braccio che solleva lo spazzolino trema come se stessi sollevando un bilanciere.

Guardo l’orologio e mi rendo conto che devo muovermi. Vestirsi richiede uno sforzo immane, ogni movimento è una sfida contro il dolore. Alla fine, riesco a infilarmi una camicia e un paio di pantaloni, ma i calzini restano una missione impossibile. Dopo una lotta epica, riesco a metterli, con la consapevolezza che sto già accumulando un discreto  ritardo.

In ufficio ogni passo è un tormento. Mi siedo alla scrivania con un sospiro di sollievo, ma anche stare seduto è doloroso. Cinzia, la responsabile del personale, mi lancia un’occhiata curiosa:

“Tutto bene, Arturo?”

Con un sorriso forzato, rispondo:

“Sì, solo un po’ di mal di schiena”.

In realtà, la mia schiena è solo uno dei problemi, ma non posso certo elencare tutti i dolori che sto provando.


La giornata scorre lentamente, ogni movimento è una tortura. Devo alzarmi per prendere un documento dalla stampante e sento un gemito sfuggirmi dalle labbra. I colleghi mi guardano divertiti, alcuni sorridono con compassione, altri con un lampo di scherno negli occhi. Decido di affrontare la situazione con ironia: “Ragazzi, promemoria per tutti: mai sottovalutare una partita di calcetto”.

Lentamente, tra un’email e una riunione, cerco di stiracchiarmi per alleviare il dolore. Ma ogni tentativo sembra peggiorare la situazione. Pranzo in silenzio, cercando di evitare movimenti bruschi. Anche masticare sembra richiedere uno sforzo inusitato.

In queste situazioni diventano fondamentali alcuni punti dell’ufficio:

  • Stretching in bagno per il quadricipite
  • Allungamento polpacci alla macchinetta del caffè
  • Finte ricerche di cose cadute sotto la scrivania per stirare la schiena

Andrebbe fatto un libro su questi stratagemmi contro l’acido lattico.

Verso la fine della giornata, mi rendo conto che devo affrontare il viaggio di ritorno a casa. Ogni gradino è un calvario, ogni curva una maledizione. Quando finalmente raggiungo il mio appartamento, mi lascio cadere sul divano con un sospiro di sollievo.

La lezione è chiara:

anche se il cuore vuole ancora giocare, il corpo ha bisogno di preparazione e recupero

Prometto a me stesso che la prossima volta prenderò le cose con più calma. Forse. Ma, conoscendomi, probabilmente sarò di nuovo in campo alla prossima occasione, pronto a sfidare il dolore e a godermi la vita con un po’ di sano acido lattico e a odiarmi per averlo fatto.

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